Alberto Biffi è uno dei primi “allenatori della mente” in Italia, svolge l’attività a livello professionale dal 2013 quando diventa Certified Mental Coach presso MentalTrainingInc.
Nel 2014 diventa Certified Mental Trainer presso Mental Training Inc con stage negli USA ogni anno.
Alberto Biffi è Ceo di Mental Training Italy, filiale Italiana di MentalTrainingInc, dove organizza dal 2013 assieme a Mental Trainer qualificati Percorsi specializzati per raggiungere la qualifica Certified Mental Coach e di Certified Team Mental Coach.
Oggi segue diversi progetti in ambito di mental coaching, non solo sportivo, e applica questi insegnamenti con tutti i suoi clienti, dai singoli alle squadre.
CHI VOGLIO ESSERE? Per me era il 2013, e in valigia avevo messo anche alcune golosità italiane. Pezzi di casa che mi faceva bene sentirmi vicino, e che allo stesso tempo volevo donare a chi stava per accogliermi. In un’altra casa, nuova e del tutto sconosciuta, ma che ero certo sarebbe stata determinante sul mio sentiero, il punto centrale sulla mia mappa.
Avevo bisogno di fare punto e a capo, dopo anni spesi a lavorare nel settore delle ricerche di mercato, e prima ancora tra eventi e fiere. Era un momento in cui anche il mercato, come me, era in sofferenza, la crisi era evidente e trovavo sempre più difficile muovermi con soddisfazione. Quello che per fortuna non mi sono nascosto è stato che, al di là delle condizioni ambientali, la rete da cui mi sentivo ingabbiato era soprattutto mia.
Qualcosa faceva sì che io non mi riconoscessi più. Mi sono fermato. Ho riflettuto. Ho cercato di mettere a fuoco chi volevo essere? Si può dire che tra me e me io abbia coperto, inconsapevolmente, un percorso di mental coaching in erba. Ho capito che da quel momento in poi non avrei più dovuto (= voluto) separare passione e professione. E che se le due cose avessero trovato il modo di avanzare da complici, tutto il resto del mio puzzle interiore avrebbe fatto il clac! risolutivo.
Avrei trovato l’insieme. Mi dedicavo già da diversi anni anche all’allenamento sportivo di squadre giovanili di volley. Mi piaceva davvero, soprattutto la sfida empatica essenziale per riuscire su quel terreno. Non basta conoscere gli schemi tattici, ma ci vuole, eccome, un canale attivo sempre sintonizzato sugli stati d’animo degli atleti e della squadra.
È così che si arriva a canestro, in goal, alla meta. La mia schiacciata, il mio punto vincente a cui allora ho puntato è un uomo che si chiama Robert Neff. La sua attività aveva - e ha - sede in Texas, è lui la mente e l’anima della Mental Training Inc. di cui ora faccio parte. Una società che da oltre venticinque anni sviluppa programmi di Mental Coaching in ambito sportivo, e non solo.
Quando mi sono mosso in questa direzione il mercato degli Stati Uniti era ben più avanti di noi in questa disciplina, e l’approccio concreto e pragmatico che ho scoperto nel corso dei nostri confronti mi ha conquistato. I passaggi c’erano, cruciali e concreti, niente affatto chiacchiere. La mia isola. Mentale e reale. Due dimensioni che diventano una.
Si sogna, si decide, si pianifica, si acquista la guida, si cercano le fotografie su internet di chi ci è già stato, e tra quelle si cercano le esperienze che ci parlano, che sfiorano i nostri tasti. O che, semplicemente, ci viene naturale ammirare. Che comprendiamo al primo sguardo, al di là della lingua. Partivo dalla consapevolezza di avere sempre ottenuto buoni risultati quando mi era stato chiesto di ‘fare squadra’.
Nel corso della mia vita d’azienda era capitato diverse volte che facessero ricorso a me per missioni – a volte era proprio il caso di chiamarle così – in cui c’era la necessità di scovare e fare emergere una spinta comune. «Chiama Biffi che la trova», dicevano, ed era una boutade a cui si riconosceva fondamento. Era vero, avevo sviluppato una mia sensibilità a intuire, un’attenzione che oggi mi piace chiamare INTELLIGENZA EMOTIVA. Potevo farlo diventare qualcosa di più esplicito. Ecco perché avevo scritto una prima email a Robert Neff.
Mi ha risposto subito, e un incontro-video dopo l’altro, eccomi pronto a partire davvero. Nonostante il mio inglese scarso che avrebbe potuto con facilità tenermi agganciato al suolo delle insicurezze. Come ho fatto? Siamo andati oltre le parole.
Mi ha aiutato, molto, la mia DETERMINAZIONE, la fiducia di trovarmi su una strada che poteva essere finalmente davvero la mia. Ho infine incontrato Robert Neff di persona una sera a cena, invece che in una sala riunioni.
E al posto di spulciare le voci del mio curriculum vitae, abbiamo gustato intanto gli assaggi della tavola italiana che avevo portato con me. Sono stato messo nelle condizioni di partire da quello che conoscevo bene.
Il resto è venuto. Sapori e profumi hanno aiutato, in fondo i piaceri del gusto sono una celebrazione dell’empatia scovata. Abbiamo capito entrambi che il nostro incontro aveva SENSO.
Abbiamo trovato l’INTESA essenziale alla base di qualsiasi lavoro. Ero arrivato lì anche con tante domande precise, e la determinazione a non lasciare indietro nulla che non mi fosse più che chiaro. Ecco come sono atterrato a Dallas. Incompleto, senz’altro.Un approdo che non dimenticherò mai. Ci credevo? Forse non ancora del tutto. Ma che fossi lì non era in dubbio.
Da li è nato il tutto, Mental Training Italy con un Team di eccezione!
PARENTAL COACHING? RELATIVES COACHING? Spesso mi viene chiesto: ma tu fai mental coaching in famiglia? La risposta è sempre quella di dire che faccio attività di mental coaching alle persone che me lo chiedono: familiari, conoscenti e parenti inclusi.
A questo proposito vi racconto una mia esperienza, la scorsa estate mia nipote Alessandra si è avvicinata a me durante una riunione di famiglia e mi ha chiesto supporto ad un suo progetto. Ho accettato molto volentieri e abbiamo impostato il percorso in maniera professionale presso il mio studio di Via Giuseppe Gabetti, 15 a Milano.
Il progetto è stato quello di seguirla nella preparazione della discussione della sua tesi di Scultura. Cosa c'entro Io con l’arte ... poco ma mi considero un artista al servizio delle persone e così si sono susseguiti incontri per fare una corretta programmazione, avere la giusta motivazione, acquisire la buona fiducia per migliorare la performance che da lì a qualche mese sarebbe stata chiamare a sviluppare.
Nella Tesi di Scultura, noi ci siamo concentrati sulla fase di discussione lasciando piena libertà di agire nella presentazione del suo lavoro dove era più che pronta. Il cuore del nostro percorso di Mental Coaching è stato far diventare quel giorno la sua performance contro il farlo perchè era necessario.
Alessandra si è messa subito in gioco e ha lavorato duramente per diversi mesi per quel giorno lavorando sessione dopo sessione.
E come è andata? HA SPACCATO! E’ andata oltre le aspettative, Alesssandra ha liberato pienamente il suo potenziale, ha incantato la commissione e soprattutto si è divertita e goduta il momento. Il risultato: 100 con lode
QUALE PARTE DEI PROGRAMMI DI MENTAL COACHING TI MOTIVA DI PIÙ?
Fare il Mental Coach del Coach, sta nelle mie corde e nelle mie esperienze. Sono stato un Allenatore di pallavolo con più di 25 anni di esperienze con diverse promozione fino alla Serie B Maschile. Trovo che questo ruolo sia molto importante per un Coach non solo per il confronto costruttivo che si instaura ma per la crescita di entrambi.
Era l’8 Agosto 2017 quando ho iniziato a collaborare con Alessandro Allenatore della Nazionale Egiziana di Trap. Parlo di questa esperienza fra le tante perché è ricca di spunti, originale e di soddisfazioni per entrambi. Premetto che non avevo mai preso in mano un fucile in maniera seria prima di conoscere Alessandro. Cosa che ho poi avuto la possibilità grazie ad Alessandro facendo una delle esperienze più elettrizzanti in ambito sportivo.
Alessandro da subito ha sottolineato la sua esigenza di confrontarsi con un Mental Coach per far migliorare i propri atleti della nazionale egiziana. Le sessioni si sono susseguite a distanza in questi anni nelle parti più disparate del globo, oriente (come Giappone), Africa (come Egitto), America (coem Stati Uniti. La peculiarità è quella di allenare Alessandro a performare meglio con i suoi atleti ed è una cosa in cui credo molto.
Credo molto che non sia assolutamente necessario seguire direttamente gli atleti ma che gli atleti sappiano che Alessandro è seguito da un Mental Coach e questo funziona molto molto bene.
Abbiamo fatto diverse sessioni da quel giorno di Agosto facendo analisi su come migliorare la performance dei singoli atleti, sviluppare formazione di mental coaching negli atleti, periodicizzare gli interventi di mental coaching tenendo conto anche di una cultura fortemente differente a quella occidentale legata alla vittoria per la vittoria.
Ci siamo trovati anche prima di una partenza ad inseguirci telefonicamente, prima di una gara a confrontarci su come migliorare le rispettive performance del coach e degli atleti. Alessandro ama il suo lavoro e ha portato ben 2 atleti ad avere il pass olimpico per Tokyo.