Recensione del volume “Il manuale del Coach” di Robert Dilts, Unicomunicazione.it, Milano, 2004.
A cura di Matteo Noè
In Il manuale del Coach, Robert Dilts propone un modello di Coaching centrato sulla crescita integrata dell’individuo, offrendo una sintesi tra la sua vasta esperienza in Programmazione Neuro-Linguistica e una visione generativa del cambiamento personale e professionale.
Il libro si distingue per l’approccio sistemico e profondo: il Coaching non viene trattato come un insieme di tecniche da applicare, ma come un processo relazionale e trasformativo, in cui il Coach diventa un facilitatore del potenziale umano. L’obiettivo non è solo il raggiungimento di risultati esterni, ma la costruzione di una coerenza interna tra valori, identità e azione.
Dilts guida il lettore attraverso i diversi livelli logici del cambiamento, mostrando come il lavoro efficace non possa limitarsi al piano comportamentale, ma debba coinvolgere anche credenze, missione e visione personale. È un Coaching che lavora sulle radici, più che sui sintomi, e che si fonda su un ascolto attivo, un linguaggio trasformativo e una forte consapevolezza etica.
L’opera è arricchita da casi reali, riflessioni pratiche ed esercizi che rendono la lettura accessibile anche a chi si avvicina per la prima volta al Coaching. Allo stesso tempo, offre spunti stimolanti anche per professionisti esperti, interessati a una prospettiva più profonda e ispirata.
Il manuale del Coach è molto più di un testo tecnico: è un invito a ripensare il ruolo del Coach come guida nel percorso di autorealizzazione, e il Coaching stesso come strumento per facilitare consapevolezza, responsabilità e trasformazione.