
Recensione volume “Il senso della vita”, di Alfred Adler, Newton Compton Editori, Roma, 2012.
A cura di Albertina Pretto
Pubblicato per la prima volta nel 1933, questo è l’ultimo libro dello psichiatra e psicoanalista austriaco Alfred Adler, e rappresenta una sintesi matura della sua Psicologia Individuale, orientata a comprendere l’unicità della persona, le sue motivazioni e i criteri per interpretarle. Il punto di partenza è l’idea che ogni individuo sia irripetibile: non esistono leggi rigide applicabili a chiunque, perché la nostra vita mentale è un “movimento” con una direzione, un ritmo e scopi propri, ed è anche plasmato dal contesto e dalle mete personali.
Al centro di questo movimento c’è il “sentimento di inferiorità”, che è un’esperienza provata da tutti gli esseri umani: “essere uomini significa avvertire un senso di inferiorità che esige di essere superato”. E per effettuare questo superamento, Adler individua due istanze regolative: la volontà di affermazione e il sentimento sociale. La prima spinge a differenziarsi, realizzarsi e competere, mentre il secondo orienta a cooperare, a contribuire e a riconoscere il debito verso gli altri, trovando appartenenza e utilità sociale. Il “senso della vita” emerge dall’arte di conciliare questi due poli: perseguire obiettivi personali che abbiano significato per sé e valore per gli altri. Quando questa integrazione riesce, la persona sperimenta un senso di completezza e di direzione: qui si situa, per Adler, il vero significato di una vita sana.
Una tecnica adleriana applicabile nel Mental Coaching, è l’analisi e la ristrutturazione dello stile di vita, con l’attivazione del sentimento sociale. In tal senso, l’obiettivo del Mental Coach, sarà quello di aiutare il coachee a Identificare pensieri limitanti e schemi d’azione che mantengono il senso di inferiorità, oppure una volontà di affermazione isolata, e riorientarli verso mete personali significative che includano un contributo all’ambito sociale. Questa tecnica appare particolarmente indicata per i coachee che stanno attraversando un momento in cui sperimentano un senso di inutilità della vita.